
Arlecchino Selvaggio – Incursione di Maschere al CARNEVALE BIANCO DI CEGNI
Il Branco di Arlecchino Selvaggio è ospite al famoso
CARNEVALE BIANCO DI CEGNI
Oltrepò Pavese – Val Trebbia
INCURSORI
Margherita Tassi
Uomo Selvaggio
Claudia Contin Arlecchino
Arlecchino Selvaggio
Luca Fantinutti
Menestrello Selvaggio
Nicola Carudo
Pulcinella Selvaggio
OSPITI A CEGNI
Maestro Stefano Valla
Piffero Tradizionale e Danze Popolari
Maestro Daniele Scurati
Fisarmonica Popolare
Musicologo Christian Gilardi
Consulenza Artistica
PERIODO
15 e 16 agosto 2025
DOVE
CEGNI – Comune di Santa Margherita Staffora – Pavia
Oltrepò Pavese – Val Trebbia
Territorio delle Quattro Province
COSTI:
L’accesso al Carnevale è libero ma secondo le regole d’ordine del Comune
DESCRIZIONE
Dopo le collaborazioni, avvenute tra febbraio e maggio 2025, del progetto Arlecchino Selvaggio con i carnevali di Basilea e di Schignano e con la Festa del Maglio di Miglieglia nella Giornata Nazionale dei Mulini Svizzeri, si sono aperte nuove collaborazioni con altre realtà culturali.
E’ la volta del Carnevale Bianco del piccolo Borgo di Cegni, che si celebra in estate anziché in Inverno. Il 15 e 16 agosto 2025 una piccola delegazione di Arlecchino Selvaggio, composta dai tutor e capibranco Claudia Contin Arlecchino, Margherita Tassi, Nicola Caruso e Luca Fantinutti è invitata a partecipare ai preparativi e alla parata in musica per le vie dell’antico borgo.
L’invito e l’accoglienza si deve alla collaborazione già avviata da tempo con il duo musicale locale di Stefano Valla & Daniele Scurati, esperti di musiche per piffero e fisarmonica e di danze tradizionali delle Quattro Province.
Con la consulenza artistica del musicologo Christian Gilardi è stato possibile seguire concerti e lezioni dei due musicisti e progettare questa incursione di Maschere nelle tradizioni estive di Cegni, considerata la “piccola Svizzera” della Valle Staffora. Un Arlecchino Selvaggio, un Uomo Selvatico, un Pulcinella e un Menestrello, accompagneranno i musicisti e i caratteri tradizionali del Carnevale Bianco 2025.
IL BORGO DI CEGNI
Non sono tanto i numeri quanto lo stile di vita e le dinamiche che lo regolano a rendere il piccolo borgo di Cegni un posto fuori dal tempo e dalle mode, che è stato in grado di svincolarsi persino dalla morsa dello spopolamento che stritola queste zone. Nel cuore dell’Alto Oltrepò, a circa 800 metri di altitudine, abbarbicato sulle pendici del monte Bogleglio, questa piccola frazione di Santa Margherita Staffora si distingue per la qualità e ritmi di vita. L’ordine e il senso di quiete che trasmettono le geometrie rassicuranti delle case con le pareti in pietra vista e la pulizia dei sentieri che percorrono il paese fanno pensare ad una sorta di “piccola Svizzera”.
Cegni è conosciuta soprattutto per il Carnevale Bianco estivo e la falegnameria Zanocco, entrambi custodi di una tradizione secolare che mantiene intatto il suo carattere generazione dopo generazione.
Case in pietra adornate di fiori, strette viuzze su cui si affacciano balconi e davanzali decorati in ogni stagione dell’anno. Attorno le cime dell’Alta Valle Staffora. Un luogo idilliaco che sembra uscito da qualche catalogo della Svizzera alpina, ma che in realtà è la rappresentazione della cura per il posto in cui si vive, da parte degli abitanti.
Durante la settimana a Cegni vivono solo 37 persone. Nel weekend il numero raddoppia, grazie alle seconde case di villeggiatura. Non manca nulla: c’è un negozio di alimentari, e persino il pub Ca’ del Jack dove si organizzano serate con musica dal vivo e ristoro. Il “tutto esaurito” di Cegni si registra durante i mesi estivi, quando la temperatura si fa più fresca, ed è piacevole raggiungere la media altura per non boccheggiare. In quel periodo il borgo arriva ad essere abitato da oltre 250 persone.
Un’altra particolarità di Cegni consiste nelle cantine a schiera: casette costruite su due piani con una parte interrata dove rimessare le botti per il vino. Oggi vengono utilizzate d’estate per merende o pranzi. Ogni famiglia ne ha una.
IL CARNEVALE BIANCO
Il Carnevale Bianco è una rappresentazione tradizionale del rito carnevalesco, tra le più importanti manifestazioni nell’ambito delle Quattro Province. Si volge nel paesino di Cegni in due appuntamenti distinti: in inverno durante il sabato grasso e in estate il 16 agosto, quando si svolge il vero e proprio Carnevale Bianco. Il tema fondamentale di questo carnevale è il “Ballo della Povera Donna”. Il programma prevede il corteo guidato dai musicanti e le danze che accompagnano alla messa in scena del matrimonio tra il “Brutto” e la “Povera Donna”, seguiti poi dalla cena e dal ballo serale.
IL CORTEO
Il carnevale è avviato, nel primo pomeriggio, dal corteo, aperto dai musici che guidano il gruppo dei ballerini attraverso le viuzze del paese fino alla piazzola più ampia. Con gli strumenti tipici della Valle Staffora, pifferi e fisarmoniche, suonano una sestrina, brano da strada utilizzato negli spostamenti. Li seguono i ballerini, soprattutto bambini e giovani, con il costume montanaro: gilè e cappello per gli uomini, gonne lunghe con grembiule e camicia bianca arricciata con gilè nero per le donne. Giunti nello spiazzo dove li attendono i paesani, gli abitanti delle frazioni vicine e i turisti in visita, i musici salgono sul tavolo che funge da palco e cominciano le danze di piazza.
LE DANZE
Le danze sono quelle tradizionali della valle, note come danze delle Quattro Province, ancora oggi diffuse nella zona e seguite con passione dagli abitanti di Cegni. I bambini aprono le danze con quelle più semplici, fatte in cerchio: una piana e un’alessandrina. Seguono i grandi con quelle più complesse: la monferrina sempre in cerchio con scambio di coppia, la polca a saltini in coppia. Infine, si scatenano le danze le più coreografiche: la “giga a due” con due dame per ogni cavaliere e la “giga a quattro” con gruppi di due cavalieri con quattro dame.
I PERSONAGGI
Terminate le danze arriva in piazza la “Povera Donna”, portata da una slitta di legno detta lesa, che è trainata da un cavallo. Come succede spesso nei riti carnevaleschi la “Povera Donna” è un uomo travestito, ha poveri abiti contadini con scialle e il fazzoletto in testa. Il pretendente, detto il “Brutto”, arriva cavalcando a pelo, con un abito ornato da strisce di stoffa colorate e in testa ha un alto cappello fatto a cono con pellicce. La “Povera Donna” è accompagnata dai suoi genitori, altrettanto poveri, che portano in dono una gallina dentro un cestino. L’uomo “Brutto”, che ovviamente è ricco, è accompagnato dai suoi genitori, elegantemente vestiti da cittadini, e da due “Testimoni” molto particolari. I “Testimoni” portano abiti bianchi con cintura rossa: vecchie camicie femminili da giorno con ricami e pizzi, calzettoni a righe, cappelli di paglia ornati da fiori di stoffa da cui scendono lunghi nastri colorati. Questi tipi di costumi sono diffusi, con tipologie molto simili, in vari carnevali del Nord Italia, come quello di Bagolino, nella Lachera di Rocca Grimalda o nella rappresentazione della Baìo di Sampeyre.
IL RITO
La rappresentazione del matrimonio è l’evento centrale della manifestazione. I promessi sposi, con i propri accompagnatori, si incontrano e dopo essersi presentati cominciano a contrattare il valore della sposa, tra battute (sulla generosità dei ricchi) e frizzi (sulla bellezza della sposa). L’accordo viene sancito con una bevuta in osteria (osteria de l’ombrela). A questo punto c’è la parte più importante, il ballo di corteggiamento, chiamato appunto “Ballo della Povera Donna”; è una danza rituale antica legata a riti arcaici di morte e resurrezione, dove si alternano tre parti: l’inseguimento, il corteggiamento, il balletto. Finito il ballo si va verso l’altare (un inginocchiatoio) dove un cappellano benedice le nozze e tutti i presenti con l’acqua di una catinella smaltata e uno scopino. Si chiude il rito danzando una piana, a cui partecipano tutti, e alcune polche destinate ai ballerini più abili.
LA FESTA
La festa continua per le stradine, fermandosi nelle piazzette per altre suonate e balli. Tutta la processione è accompagnata da offerte di vino, ravioli e frittelle. Non mancano i cori, molto amati e ben eseguiti dagli abitanti di Cegni. I festeggiamenti si concludono alla sera con la cena, nel salone comune, seguita dal ballo di gala.
IL DUO DI MUSICISTI VALLA & SCURATI
Stefano Valla (piffero) e Daniele Scurati (fisarmonica) sono esperti di musica popolare dell’Appennino e sono profondamente legati al territorio delle Quattro Province: Genova, Piacenza, Alessandria, Pavia. In particolare a Cegni, paese di Giacomo ed Ernesto Sala (pifferai tra i più importanti del secolo scorso), Stefano Valla e Daniele Scurati sono i continuatori diretti del repertorio musicale tradizionale legato al piffero (oboe popolare) e alla fisarmonica. La loro attività è volta a mantenere viva la musica e la cultura di tradizione orale di questa area montana e a stimolarne la diffusione attraverso feste, concerti, stage e conferenze. Il duo porta avanti questa missione suonando nelle feste dei paesi dell’Appenino, dove il ballo è tuttora uno dei fondamentali momenti di aggregazione e nell’ambito di rassegne e iniziative musicali con concerti in Italia e all’estero.
Nell’area di diffusione del piffero esiste tuttora, strettamente legato al repertorio musicale, un repertorio di danze tradizionali precedenti l’affermazione delle danze di coppia; ne fanno parte: giga, alessandrina, monferrina, piana e “povera donna”, quest’ultima con connotazioni rituali e simboliche particolari legate al Carnevale di Cegni.
Scarica la presentazione di “Arlecchino Selvaggio”:
Arlecchino-Selvaggio-presentazione.pdf
Pagina dedicata progetto “Arlecchino Selvaggio”:
https://margherita-tassi.ch/arlecchino-selvaggio/





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